Sappiamo benissimo quanto sia
difficile far accettare ai collezionisti una denominazione nuova al posto di
quella sino ad oggi usata; siamo anche convinti che al vero collezionista di
Storia Posta le non dispiacerà il cambiamento se questo non è arbitrario,
bensì l'esito di razionali considerazioni.
Ci si riferisce a quel bollo annullatore che fu in un primo tempo
denominato, dal compianto Gaetano Pappalardo, "timbro bizzarro" e che poi
diventò "ottagonale a sbarree", perchè ha la forma di un ottagono irregolare
formato da linee orizzontali.
La prima denominazione, anche se simpatica e se fece presa sui
collezionisti, fu completamente di fantasia; la seconda, certamente molto
più attinente, fu subito accettata dagli stessi. A questo punto qualcuno
giustamente si chiederà del perchè di una terza denominazione: semplicemente
perchè questa nuova denominazione scaturirsce in modo evidente e logico
dall'analisi dei bolli annullatori che furono usati nel Regno d'Italia dal 5
marzo 1866 al 31 dicembre 1889.
Il 5 marzo 1866 comparve il nuovo bollo annullatore denominato "numerale a
punti" formato da un rettangolo di piccoli rombi che includono, al centro,
il numero dell'Ufficio Postale. (fig. 1).
Nel 1877 questo bollo venne sostituito dal bollo annullatore denominato
"numerale a sbarre" formato invece da 11 sbarre orizzontali che includono,
al centro, il numero dell'Ufficio Postale: questo ha l'aspetto di un bollo
quasi circolare. (fig. 2).
Scrive il Prof. Carozzi nel suo
catalogo "che le ordinanze postali prescrivevano che le lettere in partenza
dovessero essere annullate con un primo annullo numerico apposto sul
francobollo, e con un secondo nominativo posto dalla parte della
soprascritta in fianco all'annullo precedente."
A questo punto interessa far rilevare che il primo bollo, il "numerale a
punti", pur essendo di forma "rettangolare non fu per questo denominato
"rettangolare a punti” e che il secondo pur avendo l'aspetto di un bollo
circolare non fu per questo denominato "circolare a sbarre".
Appare evidente che il fattore più importante di questi bolli era il numero
contenuto tra i punti o tra le sbarre e non la loro forma geometrica.
Viene quindi logico dedurre da tutto questo che, per il bollo che stiamo
trattanto, sia più giusta la nuova denominazione di "nominale a sbarre" che
dà risalto al fattore più importante e cioè al nome dell'Ufficio Postale
contenuto tra delle sbarre, anche se queste assumono la forma di un ottagono
irregolare.
Oltre a questa logica deduzione un'altra conferma ci viene dall'esame degli
appunti lasciati dall'incisore JOSZ: troviamo infatti che già all'inizio
dell'anno 1888 ebbe dalla Direzione Generale delle Poste l'incarico di
preparare un nuovo bollo annullatore nominale che avrebbe poi sostituito nel
Gennaio del 1890 il numerale a sbarre.
Tra il 22 ed il 28 marzo 1888 lo JOSZ consegnò alla Direzione delle Poste
due bolli nominali a sbarre e cioè:
a) un ROMA tra 9 sbarre che, come il precedente numerale con 11 sbarre, ha
l'aspetto di un bollo circolare (fig. 3).
b) un NAPOLI tra 12 sbarre che ha la forma di un ottagono irregolare (fig.
4).
Non conosciamo nessun documento che
possa confermare che questi due bolli siano stati usati anche solo
sperimentalmente.
Il 31 marzo 1888 lo JOSZ propose alla Direzione delle Poste altri tre bolli
nominali e cioè:
a) un VENEZIA 31.III.88.12M con 17 sbarre a forma di un ottagono irregolare
nel quale, a differenza del precedente a 12 sbarre, si sono inserite tra le
sbarre, oltre al nome dell'Ufficio Postale, anche la data e l'ora di
timbratura (fig. 5).
b) un ROMA*(FERROVIA)* con data su tre righe, di forma rotonda riquadrato
con segmenti curvi (fig. 6).
c) un NAPOLI* (stella a 5 punte e data su tre righe) di forma rotonda
riquadrato da segmenti lineari (fig. 7).
Anche di questi tre bolli non
conosciamo nessun documento che possa confermare che siano stati usati anche
solo sperimentalmente.
Da tutto questo si comprende che la Direzione Generale delle Poste, nella
necessità e previsione di sostituire il numerale a sbarre, fosse alla
ricerca di un bollo che svolgesse nello stesso tempo la funzione di
annullatore e di nominale. A conferma di ciò troviamo che lo JOSZ fa un
altro tentativo il 14 settembre 1888 proponendo:
- un ROMA tra 11 sbarre (come il numerale) che ha a sinistra, in un unico
blocco, il bollo tondo nominale (fig. 8).
Questo sistema era già stato
sperimentato altre volte con il numerale a sbarre: l'insieme era però meno
compatto e la distanza tra le due parti era maggiore (fig. 9).
Oggi questo bollo viene denominato
"a cannocchiale" (fig. 10 e 11).
Dopo quest'ultimo tentativo da
parte dello JOSZ non si hanno più notizie in proposito, ma quando, nel
gennaio del 1890 il numerale a sbarre fu ritirato (Bollettino n. VIII paragr.
436 del 1889) tro viamo la nuova fornitura dello JOSZ con un letterale per
ROMA*SUCCURSALE N.14* in data 14.1.90;8M, del tipo "tondo riquadrato" che
diede inizio all'uso di questo nuovo tipo di bollo (fig. 12).
Poi a marzo ed esattamente l’11.3.90 troviamo i primi tre "NOMINALI A
SBARRE" di forma ad ottagono irregolare con 17 sbarre forniti ai capoluoghi
di Provincia di LUCCA-FERRARA-PESARO. A questo tipo lo JOSZ ha portato una
piccola modifica rispetto al prototipo presenta to nel 1888 per VENEZIA e
cioè ha indicato il mese non con numeri romani ma con numeri arabi. Questa
caratteristica sarà costante, insieme al numero 17 delle sbarre, in tutti i
bolli di questo tipo forniti dallo JOSZ (fiq. 13).
Un'altra caratteristica di questi
nominali a sbarre è che essi vennero forniti solamente ad uffici postali di
città capoluogo di provincia.
Quelli forniti poi dallo JOSZ sono così descrivibili:
- composizione di 17 linee (sbarre) orizzontali di diversa lunghezza che nel
loro insieme prendono la forma di un ottagono irregolare (simmetrico) con
tre appositi spazi dove collocare la data, il nome dell'Ufficio Postale e
l'ora di timbratura.
Analizzando la morfologia di questo nominale a sbarre per le corrispondenze
ordinarie possiamo così descriverlo:
- 3 sbarre superiori complete,
- 3 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il primo spazio per
inserire i tasselli della data,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre cortissime a sinistra e a destra che formano il secondo spazio
per il nome dell'Ufficio (solo gli Uffici di REGGIO EMILIA e ROMA CENTRO
(fig. 15) non hanno le tre sbarrette a sinistra e a destra a causa della
dimensione della scritta, ma sono da considerarsi decisamente appartenenti a
questo tipo),
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre corte a sinistra e a destra che formano il terzo spazio per
inserire i tasselli dell'ora di timbratura,
- 3 sbarre inferiori complete.
Per i servizi speciali le
abbreviazioni di RACC. e di ASSIC. erano poste in un quarto spazio ricavato,
sotto l'ora di levata, fra la 15^ e la 17^ sbarra (fig. 14 e 15). Il bollo
misura 28x33 mm.
Tutti i bolli forniti dallo JOSZ rispettano questo schema e queste misure.
La data precisa di quando fu tolto dalla Direzione Generale delle Poste
l'incarico della fornitura allo JOSZ non è sicura (sembra nel 1892) ma per
quanto riguarda il nominale a sbarre abbiamo la certezza che l'ultimo che
fornì, almeno ufficialmente, fu quello di GROSSETO in data 4.1.91 (fig. 16).
Dalla prima fornitura dell'11.3.90 all'ultima sopracitata lo JOSZ rifornì
con uno o più bolli, 24 Uffici Postali consegnando in tutto ben 35 bolli dei
quali 8 per il servizio di RACCOMANDATA, 1 solo per il servizio di
ASSICURATA e tutti gli altri 26 per il servizio ordinario. Per tutti questi
35 "nominali a sbarre" esistono documenti che ne comprovano l'uso.
E' evidente che dopo il defenestramento dello JOSZ il Ministero si sarà
servito di altri fornitori e per le consuete necessità e perchè il piano
previsto per i "nominali a sbarre" comprendente la fornitura a tutti gli
uffici postali dei capoluoghi di provincia doveva procedere oltre.
24 dei 69 uffici principali corrispondenti ai capoluoghi di provincia
avevano già in dotazione il nominale a sbarre inciso dallo JOSZ.
I nuovi fornitori avrebbero dovuto preparare i bolli per i rimanen ti 45
uffici postali ma, per quanto ci è dato sapere e documentare, solo 22 di
questi uffici hanno avuto in dotazione il "nominale a sbarre"; un "nominale
a sbarre" che si differenzia in modo palese dai precedenti in quanto sono
tutti formati da sole 15 sbarre e quindi leggermente più piccoli (mm.
25x31).(fig. 17 e 18).
Analizzandone la morfologia il nominale a sbarre del II tipo è così
composto:
- 3 sbarre superiori complete,
- 2 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il primo spazio per
inserire i tasselli delle data,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 3 sbarre cortissime a sinistra ed a destra che formano il secondo spazio
per il nome dell'ufficio,
- 1 sbarra lunga di divisione,
- 2 sbarre corte a sinistra ed a destra che formano il terzo spazio per
inserire i tasselli dell'ora di levata,
- 3 sbarre inferiori complete.
Salta subito in evidenza che i due spazi, per la data e per l'ora di levata,
sono compresi solo tra DUE sbarre corte anzichè TRE come in quelli dello
JOSZ.
Questa differenza che è costante, è molto importante per distingue re subito
e con precisione i due diversi tipi (fig. 17).
Non si hanno documenti che provino l'esistenza di questo bollo con il quarto
spazio per le abbreviazioni di RACC. e di ASSIC. I pochi uffici che
conosciamo che hanno adoperato questo bollo anche per il servizio di
Raccomandata portano l'abbreviazione tra parentesi dopo il nome dell'Ufficio
(fig. 18).
Vi sono poi degli uffici, ed un
esempio è quello di PISA, che hanno avuto il bollo per la corrispondenza
ordinaria del tipo a 17 sbarre, mentre per il servizio di Raccomandate hanno
usato quello a 15 sbarre (II tipo).
Giovanni Battista
Re e Italo Robetti